un giorno in atelier




Evitamento è la suggestione. Il gruppo lavora in silenzio e concentrazione. Ci sono tempere, materiali vari, fogli, cartoncini, come d'abitudine. Guardando alle immagini infine si riflette, pensando a quanto emerso. 

L'evitamento come chiusura, come una "semplificazione". Tutti abbiamo qualcosa che tendiamo ad evitare, anche chi nega di evitare, forse sta rinunciando a fare i conti con se stesso. Può essere pure che si tenda ad evitare l'evitamento stesso, facendo del buttarsi coraggiosamente nella vita il proprio monito. 

Evitare è forse solo una mancanza di conoscenza, un'ignoranza, che tiene alla larga, allontana dal contatto e dal dialogo rinchiudendo in schemi ben precisi.

Anche non guardarsi, nel senso di mascherarsi dietro un'apparenza diversa, articolata e precisa, è scappare. Non avere occhi, non vedere, anche nel senso di "non voler vedere" perchè talvolta può essere troppo sconcertante quello che si ha di fronte, stridente. 

Talvolta si può non fare i conti con alcune emozioni, quelle negative, perchè non si può, non c'è tempo, non c'è spazio, forse solo è faticoso e difficile, meglio sfoderare il sorriso stampato del "va tutto bene". 

Si può evitare anche qualcosa che ci piace di noi, possiamo nascondere aspetti della nostra pesonalità per i condizionamenti esterni, perchè ci sentiamo in dovere di tenerci a freno. Non solo parti di noi ma anche scelte, decisioni, strade. Possiamo evitare certe strade per paura o perchè crediamo di non essere in grado di arrivare al fondo. 

"Il fuori", l'esterno, l'altro, può essere vissuto come un mare in tempesta, troppo tumultuoso per la propria fragilità, un cammino di spine che può soffocare. Possiamo addirittura evitare di andare incontro a noi stessi e ai nostri desideri di vita sacrificandoci in funzione di qualcos'altro.



Un carnevale di possibilità non colte.

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